mercoledì 30 aprile 2008

Andre Zucca: una mostra fotografica a Parigi

In questi giorni si sta tenendo, a Parigi, una mostra fotografica.
Le foto sono state scattate da Andre Zucca: se il nome non vi dice nulla, sappiate che era un reporter che lavorava per un giornale di propaganda nazista che si chiamava "Signal".
Questa mostra, chiamata "Parisians Under Occupation", è stata aperta al pubblico il 20 Marzo e andrà avanti fino al 1 Luglio, e presenta circa 250 foto (altre fonti dicono 270) scattate dal fotografo tra il 1942 e il 1945. Tutte foto a colori. Scattate avvalendosi di pellicola Agfacolor (all'epoca costosa), che la Wermacht forniva gratuitamente per reportage atti a comparire sulla rivista sopra menzionata.


A Parigi si è scatenato un putiferio di polemiche in alcuni ambienti, a quanto sembra: "mostrare una città apparentemente tranquilla non è giusto, si deve sapere cosa succedeva dietro le quinte di queste immagini, e quante persone morivano!" sono più o meno i commenti che circondano questa mostra.

Sarà, ma se ne avessi la possibilità (e fino al primo luglio, salvo imprevisti, c'è tempo) volerei a Parigi a vederla, questa mostra.
Tutti sappiamo cosa è stato il nazismo, e nessuno vuole che ritorni. Nessun sano di mente, almeno - penso io.
Ma queste foto, con i colori autentici di quell'epoca, personalmente le trovo straordinarie.

E' chiaro il perchè qualcuno protesti: queste immagini danno, in qualche modo, un senso di spensieratezza che in realtà non c'era. E non c'è assolutamente nei ricordi di chi c'era.
Ma mi metto a difesa dell'arte e dell'estetica: queste foto andrebbero viste, osservate, per colorare uno scenario che noi, giovani 30enni di oggi, abbiamo ricevuto quasi sempre in bianco e nero.
Dico questo perchè una volta vidi un paio di fotografie a colori di Berlino negli anni '40, centro nevralgico delle attività naziste: rimasi estasiato.
Sebbene nelle foto comparissero le bandiere con la svastica, l'effetto globale che ne ho tratto dalla foto è stato sorprendente: non avevo mai visto foto a colori di quel periodo.
E capii che certi documenti, quantomeno, vanno protetti in maniera particolare.
Aldilà del messaggio che emanano.

Del resto, ieri sera ho acceso la televisione e c'era uno sceneggiato (in italiano moderno "fiction"), ambientato a Bologna durante la seconda guerra Mondiale, che narra le gesta di un ispettore di polizia che fa luce su strani casi.
L'altro ieri ho visto un documentario che parlava di una spedizione nazista che si recò in Tibet negli anni '30 per carpire i grandi segreti dei Monaci.
Insomma: ultimamente, in TV, si dà ampio spazio a cose di questo genere: ma nessuno, mi sembra, gridi allo scandalo.
Come sempre (e sempre è stato detto, e spero in futuro si dirà), l'importante è non dimenticare.