lunedì 12 settembre 2011

Addio Gino, cantante di successo della nostra storia musicale!



Alla veneranda età di 86 anni, qualche giorno fa ci ha lasciati anche Gino Latilla.

Gli usuali rotocalchi d'informazione hanno riportato la notizia, sottolineando che "...fece parte della P2, guidata da Licio Gelli...".
Un tipo di informazione "berlusconiana", atta più a destare sospetti di chissà quale tipo o nervosismo.
Questo tipo di informazione riflette l'assoluta provincialità in cui molta Italia ancora comodamente risiede.

Latilla fu determinante, ad esempio, per il lancio di carriera di uno dei nostri più grandi Artisti, Fred Buscaglione: Gino e Fred erano amici (con Chiosso formavano il fantomatico "Trio Pastiglia", dedito a divertirsi fra amici ma anche a scrivere canzoni). Una delle prime canzoni che scrisse Fred, se non la prima, fu cantata e regisrata su disco proprio da Gino, quella "Tschumbala Bey" che, ascoltata col senno di poi, è vero, portava con sè gran parte dell'ironia che avrebbe poi caratterizzato la vita artistica di Buscaglione.
Latilla si sposò con un'altra grande voce della musica italiana degli anni '50, Carla Boni.
Negli anni '60 fu anche presidente della RAI.

Ora, non sto dicendo che se non ci fosse stato Latilla si sarebbe dovuto inventare: ma da qui a riportare sempre, sempre che lui fu anche indagato come appartenente alla Loggia P2, è farne a pezzi il mito.

In un Paese dove un'autostrada nota come "Salerno-Reggio Calabria" non ha ancora ultimato i lavori, ed è difficile da percorrere per storie che sappiamo solo in Italia, si fa presto ad infangare i miti come Latilla.

Ma io credo di essere fatto di pasta diversa: addio, quindi, caro Gino, avrei voluto intervistarti, e se mi fossi interessato un pò di più, ce l'avrei anche fatta.


1 commento:

Le note di Euterpe ha detto...

Ciao, è vero. Ma l'Italia è un paese senza memoria, in genere, figuriamoci per quel che riguarda la musica leggera. Gino Latilla faceva parte di quei cantanti che avevano monopolizzato la musica leggera italiana ma che poi, a partire dal 1960, vennero superati nei gusti del pubblico dalla nuova generazione romana (Vianello, Meccia, Fidenco) e milanese (il giro Ricordi). Pochissimi sopravvissero, forse uno solo: Claudio Villa. Per gli altri (Tajoli, Consolini, la stessa Pizzi) cominciò un lento declino. Ma mentre all'estero, pur con nuovi stili e nuove mode, i vecchi artisti vengono rispettati, in Italia invece si dimenticano. La morte di Latilla è passata tutto sommato sotto silenzio come quelle di molti suoi colleghi. Sta a chi ha un certo tipo di sensibilità mantenerne la memoria. Saluti, Vito